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Quanti kanji?
Quanti kanji bisogna imparare per poter leggere un qualsiasi libro in giapponese? Ne bastano poco più di 2000. Per l’esattezza, 2136. Può sembrare un’enormità rispetto alle sole 26 lettere del nostro alfabeto. Tuttavia, non bisogna dimenticare che i kanji non sono semplici lettere, ma parole con un proprio significato. ll sistema di scrittura di origine cinese è senza dubbio meno pratico e funzionale rispetto al nostro alfabeto. Ma è comunque funzionale alla lingua per il quale si adopera.
Parole omofone
Se i giapponesi decidessero di abolire i kanji e usassero unicamente il nostro alfabeto, a causa delle numerose parole omofone esistenti nella lingua, il testo scritto diverrebbe molto meno comprensibile. Senza i kanji, chi legge sarebbe costretto a giudicare solo dal contesto per capire il senso di molte parole. In casi limite, laddove non esista un contesto come, ad esempio, la lista di parole elencate qui sotto, la comprensione potrebbe addirittura risultare impossibile se le parole fossero scritte con il solo alfabeto latino.
Parole difficili
I kanji permettono di capire il significato di parole del linguaggio tecnico e scientifico in modo più immediato.
In italiano, molti termini scientifici sono coniati su radici greche che richiedono conoscenze di greco antico per poter essere comprese. Termini come lipolisi o ipoglicemia non sono certo alla portata di tutti. Chi ha studiato greco al liceo classico è senza dubbio avvantaggiato. Gli studenti del liceo scientifico o delle scuole professionali invece, avranno maggiori difficoltà.
In giapponese, i termini scientifici vengono resi con i kanji, anche se negli ultimi anni vi è la tendenza ad usare termini presi in prestito dall'inglese. Ad esempio, lipolisi tradotto in kanji diventa 脂肪分解 (lett. 'scomposizione dei grassi'). È comprensibile a chiunque conosca i kanji, a prescindere dal tipo di scuola superiore frequentata. Allo stesso modo, ipoglicemia si traduce 低血糖症 (lett. 'malattia nella quale si ha un basso livello di zuccheri nel sangue').
Estetica
Sul piano estetico, ogni singolo kanji è un piccolo capolavoro d'arte calligrafica. Lo si nota soprattutto quando si scrive adoperando il pennello. Le forme rettilinee si alternano in modo equilibrato a forme dall'andamento più sinuoso. La larghezza dei tratti aumenta o diminuisce creando effetti dinamici che ne accentuano la bellezza. Gli sbuffi di inchiostro sulla carta sono studiati in modo da sembrare casuali.
L'arte calligrafica dello shodō 書道 si basa su regole stabilite da secoli. L'artista calligrafo deve rispettare le proporzioni di ogni tratto e il loro ordine in modo rigoroso. Persino la quantità di inchiostro che si preleva dal calamaio, l'inclinazione e la pressione del pennello sulla carta hanno la loro importanza. Solo ai grandi maestri di shodō è concesso, di tanto in tanto, il privilegio di infrangere determinate regole alla ricerca di nuovi equilibri e armoniosità.
Il dizionario dei record
Il più autorevole dizionario dei kanji pubblicato in Giappone, il Morohashi daikanwa jiten 諸橋大漢和辞典, monumentale opera in 13 volumi, ne elenca oltre 50.000. Gli antichi cinesi, nel corso dei secoli, hanno dato libero sfogo alla creatività inventando nuovi kanji per esprimere anche le più sottili sfumature dell'animo umano. Molti caratteri contenuti nel dizionario sono tuttavia in disuso ormai da tempo e, nella vita quotidiana, se ne adoperano solo poche migliaia. Attraverso politiche di semplificazione, si è cercato di razionalizzare il sistema di scrittura limitando il numero dei caratteri a quelli strettamente indispensabili.
Limitazioni nel numero e semplificazioni formali
Il ministero della pubblica istruzione giapponese nel 1946 consigliò di limitare il numero dei kanji di uso comune a 1850, semplificandone in molti casi la forma.
Anche il governo cinese, durante la rivoluzione culturale che avvenne pochi anni dopo, adottò analoghe misure di semplificazione. Tuttavia, le semplificazioni attuate in Cina sono state più radicali rispetto a quelle adottate in Giappone, interessando anche caratteri che in giapponese sono rimasti inalterati. La mancanza di coordinamento nelle misure di semplificazione attuate nei due paesi ha ridotto la possibilità di comunicare tra le due lingue attraverso la scrittura. Fino ad allora, questo era stato uno dei grossi vantaggi del sistema di scrittura cinese rispetto al nostro alfabeto.
Quanti kanji si insegnano nelle scuole giapponesi?
Nel corso degli anni, il ministero della pubblica istruzione giapponese ha apportato ulteriori modifiche eliminando alcuni kanji e aggiungendone altri. Di conseguenza, il loro numero è leggermente aumentato fino ad arrivare agli attuali 2136. Di questi, esattamente 1006, vengono insegnati durante i 6 anni di scuola elementare. I rimanenti 1130, durante i 6 anni di scuola media inferiore e superiore.
Di fatto però, nei libri pubblicati in Giappone, a volte ricorrono kanji che non fanno parte della lista dei 2136 prescritti dal ministero. In particolare, nei libri che trattano argomenti storici, kanji estranei alla lista servono per trascrivere nomi di personaggi e luoghi del passato.
Di conseguenza, un giapponese adulto con una formazione universitaria può arrivare a conoscere anche 3000 o 4000 kanji. La conoscenza in molti casi però, è semplicemente la capacità di leggerli e capirne il significato, senza tuttavia saperli scrivere correttamente con il solo aiuto della memoria. Molti giapponesi ammettono di avere una conoscenza limitata persino dei 2136 kanji di uso comune, e di saperne scrivere appena un migliaio o poco più.
Sempre più spesso, quando i giapponesi prendono appunti, preferiscono scrivere in hiragana o katakana alcune parole che normalmente dovrebbero essere scritte in kanji. Scrivere in hiragana e katakana è senza dubbio più veloce e richiede un minor sforzo di memoria. Tuttavia, solo scrivendo con i kanji è possibile distinguere tra loro le numerose parole omofone presenti in giapponese.
Secondo statistiche che circolano su Internet, la conoscenza dei 2136 kanji di uso comune basterebbe per poter leggere oltre il 99% del testo contenuto nella versione giapponese di Wikipedia. Un numero di caratteri più che sufficiente per poter leggere libri che trattano di qualsiasi argomento.
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