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Come memorizzare più facilmente i kanji?
Scrivere centinaia di volte in modo meccanico lo stesso kanji per memorizzarlo, vuol dire sprecare le proprie energie, e spesso non produce l'effetto desiderato. Con questo sistema infatti, i kanji studiati solo qualche mese prima, sicuramente li avremo già dimenticati. Il motivo è semplice: ogni tratto, ogni forma che cerchiamo di tenere a mente non è associata a qualcosa che ci è familiare. Per la nostra mente, i kanji appresi in questo modo non sono altro che un groviglio di tratti anonimi e di forme prive di senso. Pretendere di voler memorizzare tutti i 2136 kanji più usati in giapponese è pressoché impossibile. Studiarli in questo modo inoltre, è monotono proprio perché meccanico, e per nulla divertente. In genere, lo studente perde interesse e spesso rinuncia a studiare giapponese.
La nostra cultura occidentale ci ha abituati a scrivere utilizzando solo le 26 lettere dell'alfabeto. L'idea di dover memorizzare migliaia di kanji diversi per imparare la lingua giapponese può essere disarmante anche per lo studente più volenteroso e appassionato della cultura nipponica. Tuttavia, adottando una tecnica di memorizzazione consolidata da anni e seguendo alcuni accorgimenti, persino un'impresa così impegnativa può risultare molto più semplice da affrontare e, sicuramente, più divertente.
La tecnica di memorizzazione
Nei dieci punti qui sotto elencati, vi darò alcuni suggerimenti che spero vi siano utili per memorizzare centinaia di kanji in modo rapido, efficace, e duraturo.
1. Usate la vostra immaginazione
Per memorizzare più facilmente i kanji, è essenziale che usiate tutta la vostra immaginazione e creatività. Ecco la procedura che dovete seguire. Scomponete il kanji in più parti e associate ad ognuno di questi elementi base un'immagine che vi è familiare. L'immagine può essere un oggetto, una persona, un animale, un numero, o persino un concetto astratto. Questa prima operazione è di fondamentale importanza per far sì che tutto quello che imparerete d'ora in poi vi rimanga ben impresso nella mente, e più a lungo. Utilizzate questi elementi base per creare una storia, una frase, o una filastrocca di vostra invenzione che vi serva a memorizzare il kanji e a richiamarlo alla mente quando occorre.
Questa tecnica è la stessa che di solito molti utilizzano per tenere a mente il cognome di una persona appena conosciuta, o un nuovo numero di telefono, o il PIN del proprio smartphone. Basta semplicemente associare la nuova informazione a qualcosa che già si conosce e che ci è familiare. Nel caso di un kanji, dovete fare esattamente la stessa cosa per memorizzare il significato, gli elementi che lo compongono, e la pronuncia.
Esistono ormai da anni libri che illustrano nei dettagli la tecnica di memorizzazione che si basa sull'associazione di idee applicata allo studio dei kanji. È bene però sottolineare che tale tecnica serve allo studente unicamente come espediente per memorizzare con facilità e in breve tempo grandi quantità di kanji. Lo studio della loro etimologia è invece tutt'altra cosa. Ma allo studente principiante che desidera ridurre il più possibile i tempi di apprendimento, conoscere la reale etimologia dei kanji serve a poco. Chi è interessato a studi etimologici sui kanji, potrà approfondire questo interesse in seguito, quando avrà raggiunto un livello avanzato di conoscenza della lingua.
La tecnica qui descritta è spesso utilizzata anche dai giapponesi nella pratica quotidiana quando vogliono tenere a mente un kanji. Pur avendo davanti agli occhi migliaia di kanji ogni giorno e in ogni occasione, anche loro avvertono più o meno le nostre stesse difficoltà nel ricordarli e saperli scrivere in modo corretto, soprattutto se sono molto complicati o di uso poco comune. Un esempio è il kanji che indica lo stato di malessere psichico noto come "depressione":
Essendo composto da ben 29 tratti, è quasi impossibile memorizzare questo kanji se prima non lo si scompone nei suoi elementi base e si assegna ad ognuno di essi un significato, anche fittizio.
In particolare nei kanji più complicati come quello appena illustrato, capita spesso di dimenticare alcuni elementi che li compongono. A volte dimentichiamo l'elemento a sinistra. Altre volte quello a destra. Altre ancora quello in alto o in basso. Nella nostra mente, in un modo o nell'altro, l'immagine seppur incompleta del kanji è comunque presente. Infatti, quando lo incontriamo in un testo scritto, il più delle volte, siamo in grado di riconoscerlo, leggerlo e capirne il significato. Tuttavia, non siamo in grado di scriverlo correttamente. Questo perché, in fase di apprendimento, non lo abbiamo scomposto nei suoi elementi base, assegnando a ciascuno di essi il significato che ci è più familiare, e creando una storia che colleghi tra loro i vari elementi.
2. Iniziate dai kanji più semplici
La perfetta conoscenza del katakana vi sarà di grande aiuto nello studio dei kanji, proprio perché molti elementi base che compongono i kanji sono simili ai segni del katakana. Ripassate quindi il katakana prima di affrontare lo studio dei kanji. Quando inizierete a studiare i kanji, cominciate da quelli più semplici. In sostanza, quelli con un minor numero di tratti.
Procedendo nel vostro studio, quando incontrerete kanji più complicati, scomponeteli in forme che vi risultino familiari. Vi accorgerete che molte di queste forme somigliano ai segni del katakana, oppure sono kanji più semplici che avete già studiato, o ricordano in un modo o nell'altro forme elementari presenti in ogni cultura (una croce, un'asta, un cerchio, un quadrato, un angolo, ecc.).
Nel corso del vostro studio, può capitare che abbiate voglia di saltare temporaneamente qualche tappa per imparare un kanji che magari vi piace particolarmente, ma che contiene alcuni elementi che ancora non conoscete. In questi casi, seguite sempre la stessa procedura e scomponete il kanji nei suoi elementi, soffermandovi soprattutto su quelli sconosciuti. Dopo di che, è consigliabile che riprendiate il normale percorso di studio che avevate temporaneamente interrotto.
3. Assegnate agli elementi base significati fittizi
Se può esservi utile per creare appigli mnemonici che agevolino il vostro studio, non esitate a scomporre ulteriormente il kanji assegnando a ciascuna forma o elemento base un significato di fantasia. Non tutti i significati reali degli elementi base che compongono i kanji sono infatti adatti a creare storie. Se un determinato elemento vi ricorda nella forma un particolare oggetto che vi è più familiare, tralasciate il significato originario e memorizzate quell'elemento assegnandogli un significato che vi è più facile da ricordare. Solo in questo modo, le storie vi rimarranno più impresse nella mente.
Ricordatevi però che è consentito cambiare il significato di un elemento base solo quando è usato all'interno di un altro kanji, e unicamente allo scopo di memorizzare il kanji che state studiando. Poiché gli elementi base sono i mattoni che vi permettono di creare le vostre storie, decidere a quale immagine associare ogni elemento è la fase più delicata, e va fatta con la massima attenzione.
4. Usate storie brevi
Per facilitare ulteriormente il processo di memorizzazione dei kanji, fate in modo che le storie, frasi, filastrocche che inventate siano quanto più brevi possibile. Molte persone (me compreso) hanno difficoltà a ricordare storie lunghe e ricche di particolari. Se le storie sono costituite da una singola frase, tanto meglio. Ancor meglio se in rima come nella filastrocca: "Trenta giorni a novembre, con april, giugno e settembre; di vent'otto ce n'è uno, tutti gli altri ne han trentuno".
Dimenticare alcuni dettagli di una storia troppo lunga e articolata sarebbe alquanto paradossale, visto che stiamo trattando proprio di una tecnica di memorizzazione. Vi consiglio perciò di ridurre la lunghezza della storia al minimo indispensabile, giusto quel che vi serve per ricordare i vari elementi del kanji.
5. Inventate storie che abbiano senso soprattutto per voi
Più la storia che avete inventato è ridicola, assurda, insensata, cruenta, o scurrile, tanto più vi rimarrà in mente. Non preoccupatevi del fatto che possa essere incomprensibile per gli altri. L'importante è che lo sia per voi. In genere, sono poche le storie efficaci per qualsiasi persona. Una storia può essere efficace per me, ma non è detto che lo sia per voi. Questo perché ogni persona memorizza i ricordi in modo del tutto personale e diverso dalle altre. Vi consiglio quindi di creare le vostre associazioni di idee e le vostre storie, limitandovi a considerare quelle descritte in questa pagina semplicemente come spunto o suggerimento per l'apprendimento di questa tecnica di memorizzazione.
6. Modificate le storie se non sono abbastanza efficaci
Ogni storia che inventate non è immutabile. Se vi accorgete che l'immagine che essa produce nella vostra mente è troppo vaga e quindi poco adatta per memorizzare un kanji, in qualsiasi momento potete modificare la vostra storia come meglio credete, modificando alcuni particolari, aggiungendone o togliendone altri.
7. Create le vostre storie seguendo l'ordine degli elementi
Nel creare una storia, iniziatela sempre partendo dal primo elemento che compone il kanji. In sostanza, l'elemento che si scrive per primo o quello che si trova più in alto. In tal modo, sarete in grado di ricordare correttamente anche l'ordine in cui i vari elementi sono posizionati nel kanji.
Immaginando ad esempio di scomporre il kanji 鬱 in otto elementi, nel creare la vostra storia, l'ordine ideale da seguire dovrebbe essere quello indicato nella figura qui sotto:
8. I vantaggi della scrittura manuale
La scrittura a mano, rispetto a quella al computer, ha il vantaggio di rafforzare i ricordi. Attraverso i computer, oggi è indubbiamente più facile scrivere in giapponese rispetto al passato. Non occorre più ricordare ogni singolo tratto del kanji per poterlo scrivere correttamente. Basta digitarne la pronuncia sulla tastiera e il computer proporrà una lista più o meno ristretta di kanji omofoni tra i quali scegliere. Le comodità però si pagano!
Rispetto a quando si scriveva a mano, la nostra capacità di memorizzare le informazioni a lungo termine si è notevolmente ridotta. Ecco perché è consigliabile che lo studente principiante impari a scrivere i kanji a mano. L'uso della matita e della gomma per cancellare è preferibile alla penna. Scrivete i kanji su un quaderno a quadretti. Se le dimensioni dei quadretti sono troppo piccole, per i kanji più complicati utilizzate uno spazio maggiore, ma sempre di forma quadrata. Evitate in ogni caso che il kanji fuoriesca dal quadrato. Solo in questo modo riuscirete a mantenere le giuste proporzioni tra i vari elementi e a migliorare la vostra calligrafia.
9. Imparate una sola pronuncia per ciascun kanji
Ogni volta che studiate un kanji, non cercate di imparare tutte le pronunce. Almeno all'inizio, memorizzatene solo una: quella più frequente. Le altre letture KUN e ON, le studierete via via che imparerete nuove parole composte.
10. L'importanza del ripasso
Desidero infine ricordare che il ripasso ad intervalli regolari rimane comunque essenziale per tenere sempre a mente i kanji che avete studiato. Un valido aiuto nel ripasso può essere fornito da applicazioni dedicate a questo scopo quali, ad esempio, Anki.
In ogni scheda di Anki, sul lato anteriore annoterete il kanji, sul lato posteriore il significato, la pronuncia, e la storia che avete inventato, corredata eventualmente dall'immagine che vi serve per memorizzare il kanji. Non occorre saper disegnare. Basta un semplice schizzo che ritragga in modo schematico la scena che avete in mente. Il concetto è lo stesso dello storyboard utilizzato in cinematografia. Sempre sul lato posteriore, un po' alla volta aggiungerete nuove parole composte che utilizzano il kanji che state studiando, indicando anche i diversi modi in cui il kanji si pronuncia all'interno di quelle parole.
Fissate una cadenza di ripasso, stabilendo quanti kanji ripassare ogni giorno e facendo attenzione a non esagerare con il loro numero. In ogni caso, è meglio non prefiggersi obiettivi troppo ambiziosi. Rischiate di non essere più in grado di rispettare le scadenze richieste dal programma e di perdere l'entusiasmo. Non fatevi prendere dalla tentazione di imparare tutti i kanji in pochi mesi. Stabilite il giusto compromesso tra la necessità di apprendere velocemente e quella di darvi il tempo di fissare nella vostra memoria le nuove informazioni in modo più duraturo.
Alcuni esempi di memorizzazione
Vediamo finalmente alcuni esempi pratici di memorizzazione. Per ovvi motivi, non elencherò le storie di tutti i 2136 kanji di uso comune. Non avrebbe alcun senso costringervi a leggere pagine su pagine di storie che potrebbero non dirvi un granché. Del resto, spetta a voi il compito di creare le storie. Mi limiterò pertanto a fare qualche esempio unicamente per darvi modo di capire come procedere.
人 HITO "persona"
Provate ad immaginare il kanji qui sopra come la raffigurazione stilizzata di una persona che cammina. Come si vede, sono illustrate solo le gambe che indicano l'azione. Mancano la testa e le braccia. "Persona" in giapponese si dice HITO (pronunciato con la H iniziale aspirata come in inglese). La storia che potete creare in questo caso per memorizzare il kanji e la sua pronuncia è la seguente, immaginando che la persona in questione si chiami Vito (che fa rima con HITO):
Vito (HITO) è una PERSONA a cui piace molto camminare.
Lui, le gambe le usa in continuazione.
Testa e braccia invece, preferisce usarle con parsimonia.
Questa breve storia, ironizzando sulle scarse capacità intellettive e lavorative del povero Vito, che preferisce andarsene a zonzo dalla mattina alla sera, vi dà modo di ricordare la struttura del kanji 人.
Il metodo più efficace per ricordare la pronuncia delle parole giapponesi consiste invece nel trovare una parola italiana che somigli in qualche modo a quella giapponese. Non è sempre facile. Se non riuscite a trovare una corrispondenza perfetta, provate con parole che rimano tra loro, come nell'esempio che abbiamo appena visto.
口 KUCHI "bocca"
Questo pittogramma raffigura, anch'esso in modo stilizzato, la forma di una bocca spalancata. Come per molti altri kanji, da una forma originariamente tondeggiante, si è passati col tempo ad una forma più squadrata. "Bocca" in giapponese si dice KUCHI (e si legge "cuci"). Potete giocare sulla somiglianza con la voce del verbo "cucire" e creare la seguente storia:
Se non ti cuci (KUCHI) quella BOCCA,
te la faccio diventare quadrata una volta per tutte!
足 ASHI "piede"
Il kanji qui sopra significa "piede" e si pronuncia ASHI (letto "asci"). La forma in sé non somiglia minimamente a un piede, e sarebbe difficile memorizzare questo kanji se non si adottassero particolari accorgimenti. Vediamo allora come potete ricordarvelo senza doverlo scrivere centinaia di volte per memorizzarlo e, soprattutto, sfruttando le vostre precedenti conoscenze. Innanzitutto, cercate di scomporlo in elementi più semplici che vi siano in qualche modo familiari. Se siete arrivati a studiare questo kanji, sicuramente conoscerete già il katakana e altri kanji più semplici che potete utilizzare come elementi per mezzo dei quali scomporre kanji più complicati come questo.
Supponiamo allora che abbiate scelto a vostra discrezione di scomporre il kanji 足 in tre elementi (qui sopra evidenziati in verde) che somigliano in qualche modo ad elementi che avete già studiato. Il motivo per cui li avete scelti è perché avete notato che il quadrato in alto 口 vi ricorda il katakana ロ ro oppure il kanji 口 "bocca". Inoltre, vi siete accorti che l'elemento sotto al quadrato, al centro è quasi identico al katakana ト to oppure al kanji 人 "persona" con una gamba sollevata come nell'atto di compiere un passo. Il terzo elemento in basso magari vi ricorda anch'esso lo stesso kanji 人, ma con una gamba allungata come se questa persona voglia fare uno sgambetto.
Supponiamo quindi che abbiate deciso di assegnare ai tre elementi i significati "bocca", "persona", "persona" e di utilizzarli per creare la seguente storia allo scopo di memorizzare il kanji 足.
A bocca 口 spalancata, una persona 人 che cammina
ne insulta un altra 人 che ha allungato il PIEDE
e gli ha fatto uno sgambetto.
La vittima dello scherzo, cadendo, si è rotto la testa.
Meno male che era ASHI-curato!
Questa brevissima e stupida storia, si basa unicamente su elementi che già conoscete. Grazie all'immagine che produrrà nella vostra mente, essa vi permetterà di ricordare come si scrive il kanji 足, qual è il suo significato e la sua pronuncia.
立 TATSU "alzarsi, stare in piedi"
Personalmente, questo kanji mi ricorda un bambino che sta imparando a reggersi in piedi e a compiere i primi passi. Con una gambetta sbilenca e parzialmente sollevata dal piano d'appoggio, dà l'impressione che abbia ancora qualche difficoltà nel coordinare i movimenti e mantenersi in equilibrio.
Il bimbo paffutello
ha appena cominciato a STARE IN PIEDI da solo e,
a braccia spalancate barcollando sulle sue gambette,
compie i primi passi incerti sul pavimento bagnato.
La mamma premurosa: "Attento che scivoli e TATSU-oppi!"
三 MITSU "tre"
Per noi che siamo abituati al numero "tre" scritto III in numeri romani, sarebbe stato più naturale che le tre stanghette di questo kanji, così come quelle dei kanji 一 "uno" e 二 "due", fossero state allineate in verticale piuttosto che in orizzontale. Ma persone di culture diverse spesso vedono la realtà in modo diverso. Del resto, anche alcuni di noi preferiscono disporre i libri a mo' di piramide piuttosto che allinearli l'uno accanto all'altro sulla libreria. Ognuno ha i propri gusti. Potete quindi immaginare il kanji 三 come se raffigurasse tre libri disposti l'uno sull'altro. Oppure, come tre matite colorate perfettamente allineate. O, se preferite, come le strisce di un passaggio pedonale o come i gradini di una scala.
Inoltre, se osservate attentamente le tre lineette, non sono tutte della stessa lunghezza. La lineetta in basso è la più lunga. Quella al centro è la più corta, mentre quella in alto ha una lunghezza intermedia. Se volete rispettare le proporzioni per scrivere il kanji in modo corretto, dovete tenere conto anche di questo dettaglio apparentemente insignificante nel creare la vostra storia.
Sulla mia scrivania,
ho TRE libri che tengo sempre a portata di mano.
Il primo si intitola: "L'Italia nell'ALTO MEDIO evo!",
il secondo : "CORTO-circuito alla CENTRALE elettrica",
il terzo è il libretto di istruzioni della mia automobile: "La vostra nuova MITSU-bishi: LUNGA autonomia e BASSO consumo".
Come potete notare, i titoli dei libri contengono indicazioni sulla lunghezza e la posizione di ciascun tratto del kanji. Il terzo titolo indica anche qual è la pronuncia. Mi raccomando, scegliete titoli di libri che siano particolarmente significativi per voi. Se non ne avete, potete anche inventarli di sana pianta. In ogni caso, più il titolo è bizzarro, volgare, divertente, cruento, o tocca i vostri sentimenti più reconditi, tanto più la storia nel suo insieme sarà efficace.
彦 HIKO "principe"
Come si può notare, il kanji 彦 "principe" non ha nulla di principesco. Anche in questo caso, l'unico modo per memorizzarlo è ricorrere alla tecnica qui descritta. Se state studiando questo kanji, sicuramente avrete già imparato 立 "stare in piedi, alzarsi" e 三 "tre". Nel kanji 彦 "principe" sono infatti presenti due elementi molto simili. Il secondo dei quali somiglia anche al katakana ミ mi ribaltato orizzontalmente. Nel kanji 彦 inoltre, possiamo identificare anche un terzo elemento che somiglia al katakana ノ no, al quale possiamo assegnare il significato fittizio di "ringhiera".
Con questi tre elementi, è facile creare una storia il cui protagonista è un piccolo principe amante del rischio che, in cima alla scalinata del suo palazzo principesco, scende i tre gradini sbilenchi e instabili della scalinata a braccia spalancate per mantenersi in equilibrio senza aggrapparsi alla ringhiera. L'ammirazione del popolo che lo sta a guardare è testimoniata dal commento finale per l'eccezionale impresa che il principe ha appena portato a termine. La pronuncia HIKO (con la H iniziale aspirata) è infatti molto simile alla parola "fico". Ecco riassunta la storia che vi permetterà di memorizzare il kanji.
Il PRINCIPE si esibisce nel suo pezzo forte:
IN PIEDI 立 sulla scalinata del suo palazzo principesco,
senza aggrapparsi alla RINGHIERA ノ,
scende i TRE 三 gradini storti e malfermi mantenendosi in equilibrio.
Lui sì che è un gran fico (HIKO) !
In alternativa, potete sfruttare la somiglianza di alcuni elementi del kanji con i segni del katakana. In questo kanji, sono presenti ben due elementi affiancati l'uno all'altro che somigliano ai segni del katakana ノ no, ミ mi. Se letti uno dopo l'altro, sono identici alla parola italiana "nomi". Potete sfruttare questa somiglianza, per creare una storia alternativa a quella qui sopra e ottenere un'immagine del tutto differente dalla precedente:
Il piccolo PRINCIPE tiranno
che si crede un gran fico (HIKO),
IN PIEDI appoggiato alla ringhiera del balcone del suo palazzo,
davanti alla folla terrorizzata
elenca i NOMI ノミ dei sudditi
che ha deciso di condannare a morte.
Sia in questa storia che nella precedente, così come in tutte le altre che inventerete, non è necessario che ricordiate ogni singola parola. Basta ricordare i significati che avete assegnato a ciascun elemento e concentrarvi sull'immagine che si è formata nella vostra mente.
雨 AME "pioggia"
I primi due elementi "tergicristallo" e "parabrezza" sono significati fittizi che ho assegnato in modo del tutto arbitrario in base alle somiglianze con gli oggetti appena menzionati. La forma a T del primo elemento mi ricorda infatti quella del tergicristallo a scopetta normalmente in uso per pulire il parabrezza delle automobili.
Con il tergicristallo, partendo dall'alto,
asciugo con scrupolosità maniacale il parabrezza bagnato dalla PIOGGIA.
Anche se sono solo 4 gocce,
a me (AME) vengono i nervi quando non ho una visuale perfetta.
目 ME "occhio"
Originariamente, il kanji 目 rappresentava la forma di un occhio stilizzato. Col tempo, come tanti altri kanji, anche questo ha assunto una forma più squadrata. La memorizzazione non è particolarmente difficile quando si tratta di kanji composti da un singolo elemento come in questo caso.
Me (ME) lo dicevano spesso da piccolo:
"Questo bambino ha un OCCHIO particolare per le materie tecniche!".
Oggi che sono ingegnere, il mio occhio
è ormai quadrato per deformazione professionale.
首 KUBI "collo; testa"
In origine, questo kanji raffigurava un occhio 目 e un ciuffo di capelli. Evidentemente, i due elementi erano considerati tratti distintivi essenziali in qualsiasi testa. Tuttavia, né la forma arcaica né quella attuale del kanji lasciano intuire in alcun modo il reale significato. Oltretutto, in giapponese questo kanji è oggi perlopiù usato con il significato di "collo". Per memorizzare efficacemente il kanji, è dunque necessario trovare delle somiglianze con qualcos'altro.
Nella mia perversa immaginazione, il kanji mi ricorda un poveretto che precipita a testa in giù da una ripida scogliera. Sono presenti gambe, braccia, collo e un enorme occhio. Mentre precipita a rotta di collo, l'uomo si accorge che alla base della scogliera sono accatastati uno sull'altro dei cubi frangiflutti in cemento con spigoli appuntiti, e il terrore di andare a sbattere con la testa proprio su uno di questi spigoli e morire in modo ancora più violento, si intuisce chiaramente dall'enorme occhio spalancato.
L'uomo precipitava a rotta di COLLO
giù dalla ripida scogliera.
Mentre cadeva, agitava le gambe e le braccia
nel vuoto in cerca di un appiglio inesistente.
Il suo enorme occhio era spalancato
per il terrore di sfracellarsi sui cubi ("KUBI") frangiflutti".
道 MICHI "strada"
Nel kanji 道 MICHI (letto: "mici"), all'elemento 首 "collo, testa" (evidenziato in verde) ho assegnato in modo del tutto arbitrario il significato di "tram", per la vaga somiglianza con questo mezzo di trasporto e per il fatto che si adatta perfettamente alla storia che ho inventato. Sicuramente, molti di voi non saranno d'accordo, ma a me questo elemento ricorda proprio un tram.
L'altro elemento 辶 (evidenziato in viola) è usato in genere come radicale nei kanji per indicare il concetto di "camminare per strada". A me fa venire in mente un impiegato che allunga incautamente la gamba per attraversare la strada proprio mentre sopraggiunge il tram. Per lo spavento, l'uomo cerca di ritrarsi istintivamente sollevando il braccio sinistro. L'altro braccio non è completamente sollevato unicamente a causa del peso della borsa.
Poteva essere un incidente MICI-diale,
quando il TRAM ieri per poco non ha investito
un IMPIEGATO che
incautamente attraversava la STRADA.
Per lo spavento,
l'uomo ha cercato istintivamente di ritrarsi alzando le braccia.
In una versione più cruenta della storia, potreste magari immaginare che l'incidente sia realmente avvenuto, e che il povero impiegato investito dal tram, in seguito all'impatto, sia rimasto con una gamba schiacciata sotto il mezzo di trasporto e abbia perso il braccio sinistro che, tranciato di netto, è volato sopra la sua testa. Evito in questo caso di raffigurare l'immagine proprio perché troppo violenta.
L'elemento 首 KUBI "collo, testa" potrebbe, in alternativa, essere semplicemente interpretato come una persona che precipita dall'alto proprio sul malcapitato impiegato che, per evitare l'impatto, si ritrae istintivamente sollevando il braccio sinistro.
Come abbiamo visto, se in uno stesso kanji interpretiamo diversamente gli elementi che lo compongono, essi possono suggerirvi immagini e storie diverse. Spetta a voi decidere quale di queste immagini è quella più efficace per memorizzare il kanji.
Corso di giapponese Leggi anche: Quanti kanji